Il mio “GENIO FEMMINILE” di VIRNA TRIVELLATO

24.11.2014 17:18

 

Il dizionario cita, alla voce ambizione: ambizióne s. f. [dal lat. ambitio -onis, der. di ambire: v. ambire]. – Sentimento di chi ambisce, desiderio vivo, aspirazione a qualche cosa: a. di onori, di cariche, di dominio. Usato assol., desiderio di potere, di onori, di grandezza; vanità, orgoglio smisurato: insana, folle, vana a.; un uomo dominato, accecato dall’a.; la sua a. lo ha rovinato; è una ragazza piena di ambizione. In senso positivo, desiderio di eccellere, di migliorare la propria posizione sociale o professionale: è un ragazzo che ha dell’a.; spec. al plur.: è un uomo privo di ambizioni; non ho mai avuto ambizioni nella mia vita. Anche, l’oggetto a cui si aspira, la cosa ambita: il potere era la sua unica a.; ha sempre avuto l’a. di un riconoscimento pubblico.

Io sono sempre stata una Lady Oscar, ho sempre amato le armi, i robot, le attività maschili, le moto, portare i pantaloni anzichè le gonne, arrampicarmi sugli alberi, i corpi militari e le belle macchine.. inoltre ho sempre amato avere successo, primeggiare, fare notare agli altri che ero in grado di arrivare un poco più in là di loro....

O per lo meno credevo di amare queste cose.

Ma c’era un evidente frattura in me, la frattura fra ciò che sentivo buono per me nel mio cuore e ciò che facevo per reazione, reazione alla mia idea di donna, di moglie, di madre, a quelle idee che avevo preso da mia madre e dall’ambiente in cui ero cresciuta.

Vedevo in mia madre una donna fragile, bisognosa, dipendente, ed avevo giurato a me stessa: IO MAI.

Così, se mamma diceva che era sconveniente andare al bar perchè non era cosa da donne, io ci andavo e tornavo alle tre di notte.

Se mamma diceva che era stata a casa sola fino a 36 anni perchè il suo primo fidanzato l’aveva lasciata, io andavo a far la corte ai ragazzi senza paura di sembrare ridicola, convinta che se mi piaceva uno l’avrei conquistato.

Se mamma diceva che non era cosa da donne studiare, beh, io ho fatto tutte le scuole possibili, lavorando e allo stesso tempo vivendo tutte le esperienze che mi andava.

Se mamma mi era sempre apparsa una donna che elemosinava mi sono trovata spesso a ripetere che piuttosto che chiedere denaro a un uomo o farmi mantenere avrei preferito morire...

E poi ho alimentato la mia ambizione, di sapere, di potere, di raggiungere, di fare, di ottenere...

Per anni e anni ho visto il mio corpo di donna come una cosa scomoda da nascondere sotto maglioni tre volte più grandi di me, ho sentito i miei ritmi come un ostacolo a ciò che volevo fare, come un peso...

E mi sono dimenticata chi ero...

Le prime avvisaglie che c’era qualcosa che non andava sono nate quando mi sono resa conto che non riuscivo a portare avanti una storia sentimentale equilibrata.

Ciò che abbiamo dentro, si riflette fuori, e fuori io creavo uno specchio del mio malessere interiore, della frattura fra i diversi aspetti che possiamo chiamare femminile e maschile interiore.

Un giorno sono rimasta molto stupita, una persona che frequentavo per lavoro mi ha chiesto se poteva farmi una domanda, e alla mia risposta affermativa mi ha chiesto “Ma tu, che sei così bella, non noti mai che tutte le altre donne si truccano e si fanno belle, e tu fai di tutto per nascondere quello che sei? Non ti pesa non essere, si, insomma, femminile?”

Sapete che ogni tanto ci penso ancora, al mio stupore, a quel senso di confusione, rispetto all’affermazione appena sentita, e al senso di non appartenenza che è subentrato dopo?

La verità è che come sempre nella vita, quelle parole mi avevano colpito perchè in parte erano vere.

Io non stavo scegliendo una vita, un atteggiamento, un’inclinazione più mascolina perchè ne ero lieta, bensì per nascondere la mia fragilità di donna.

Così facendo però rinnegavo una parte di me, una parte che reclamava il suo spazio.

Certo allora non me ne accorgevo.

E’ stata l’occasione di lavorare al “Genio femminile” con le mie colleghe che mi ha cambiata davvero, che ha smosso energie profonde, che mi ha toccata nel profondo, facendomi comprendere quanto mi ritenessi fragile come donna, per aver bisogno di mascherarmi dietro un’armatura tanto grande.

Percorrere le tappe del Genio femminile, prima da sola e poi nel gruppo, mi ha fatto crescere come donna e come persona, mi ha portato a sanare antichi dolori, la paura di non valere, di non meritare, di non essere abbastanza; mi ha permesso di sciogliere vecchi mondi congelati miei e delle mie ave, che trattenevano la mia energia vitale in un passato ormai morto.

Ho finalmente capito che rinnegavo il mio femminile, e mia madre, per paura di rivivere antichi dolori, per paura di venire derisa, abbandonata, messa da parte, svalutata.

Ho capito che per vivere una vita equilibrata ed armonica ci deve essere armonia dentro di noi, accettazione di ciò che siamo e di ciò che non ci è possibile cambiare, e coraggio per effettuare invece quei cambiamenti che sono necessari, perchè la vita, la nostra energia vitale, il nostro cammino su questa Terra ce lo chiedono.

Mi sto dilungando, ma so che se dovessi raccontare ciò che è stato il Genio femminile per me dovrei iniziare la stesura di un nuovo libro.

Sia io che le mie colleghe siamo assolutamente certe che questo sia un viaggio, che probabilmente potrebbe durare una vita, perchè è un viaggio circolare, che non si esaurisce in una sola volta e che regala ogni volta la sorpresa di scendere più in profondità dentro di sè, per uscirne con un equilibrio nuovo.

Vi invito a leggere il nostro libro, o a frequentare uno dei nostri seminari, per percorrere anche voi le tappe del viaggio, accompagnate dalle nostre parole, dal nostro esserci, e attraverso  IL GENIO FEMMINILE, riscoprire chi siete, dove siete, cosa volete davvero, chi potete diventare, crescendo in consapevolezza e responsabilità e contribuendo all’evoluzione di tutto il genere umano.